mercoledì 22 settembre 2010

Buoni propositi

Di solito i buoni propositi si fanno ad inizio anno, io li faccio oggi, in un giorno qualsiasi di settembre.
Il primo in assoluto: ABOLIRE I REGALI DI NATALE.
Nel senso che, visto che questo mio angolo virtuale viene letto anche da alcuni miei familiari, per questo Natale non passerò interi pomeriggi in giro in cerca di regali e "pensierini" inutili.
Questo non significa che non li farò ma aspetterò solo di riceverli.
No.
Non accetterò nessun regalo a meno che non sia un regalo handmade, tipo sciarpe di lana, maglioncini, cappottini, coperte, centrini sferruzzati a mano e roba del genere.
Gli unici esclusi da questo mio proposito, sono il Cucciolo, i miei cuginetti e i figli delle mie amiche.
Per le mie care amiche romane, se riusciremo a vedereci per scambiarci gli auguri, riceveranno doni tipici, naturali e mangerecci!
Secondo: FARE BENEFICIENZA
I soldi risparmiati per acquistare inutili oggetti consumistici e commerciali verranno devoluti per alcune associazioni e fondazioni che ho già individuato.
Non saranno cifre astronomiche ma un piccolo contributo non guasta mai.
Terzo: FARE SERIAMENTE LA DIETA.
Dopo la gravidanza mi sono rimasti simpaticamente incollati quei kili in piu' che il mio ginecologo mi diceva che non avrei docuto prendere.
Ho sfiorato un pochino i canonici 9 kili!!
Non sono obesa o cicciona ma così non mi piaccio piu' e quindi venerdì mi aspetta il primo appuntamento dal dietologo.
Fondamentalmente ho bisogno di avere qualcuno che mi segua e soprattutto del quale aver "paura" per seguire un regime alimentare corretto.
Quarto e per ora ultomo proposito: AVERE MAGGIOR PAZIENZA.
Vedi punto sopra.

Tre semplici propositi, tra loro indissolubilmente collegati.
Spero di riuscire nel mio intento e a breve aggiornamenti sulla dieta.

martedì 21 settembre 2010

Ma tu, come hai fatto?



Questa domanda ultimamente mi viene rivolta spesso.
"Ma tu come hai fatto ad abituarti a vivere in questo paesino??"
Non so dare una risposta.
Non so come ho fatto perché il mio adattarmi ad uno stile di vita completamente diverso dal mio è stato così naturale, non certo senza momenti di crisi e rimpensamenti ma tutto sommato è stato semplice.
Purtroppo chi mi pone questa domanda non parte dal presupposto che nessuno mi ha obbligata, la MIA è stata una scelta.
Mio marito non mi ha chiesto di seguirlo, era prontissimo a lasciare tutto e tutti per starmi vicino.
"Com'è vivere in questo paesino?"
E' vivere un tempo lento e silenzioso, a volte anche noioso, dettato ancora da antichi riti religiosi e popolari.
E' non avere l' adsl ma solo la internet key.
In paese non c'è la metropolitana e/o il treno ma solo la corriera con due corse giornaliere.
Non c'è un centro commerciale,il teatro o il cinema.
Il più' vicino a circa 40 minuti di macchina.
E' crescere nostro figlio come figlio di un' intera comunità.
E' uscire di casa e conoscere i visi delle persone che incontri.
E' trovare facilmente parcheggio sotto casa.
E' coltivare un pezzo di terra (tuo,ereditato dai tuoi nonni!), vedere e mangiare i frutti delle piantine che con le tue mani sporche hai piantato e curato.

Ma è anche che un parco giochi inesistente, una scuola mediocre e fatiscente.
E' vivere sapendo che il pettegolezzo è l' hobby che va per la maggiore, che a volte i fatti tuoi sono alla portata di tutti!
E' ancora pregiudizio e ipocrisia.

Ci chiediamo spesso se questa nostra scelta è giusta anche per il Cucciolo, perché in ogni caso lo abbiamo privato di tutte le opportunità che una grande città può offrirgli, se ovviamente hai la materia prima con cui pagarli!!
Perché se da un lato la città di offre la possibilità di andare in piscina, a scuola calcio o piuttosto che a un corso di una qualche disciplina orientale (anche qui ci sono ma non sono certo le stesse strutture!), dall' altro te ne priva completamente se non hai la disponibilità economica con la quale pagare certe rette!

Ecco allora che per placare i miei sensi di colpa mi dico, a mò di mantra, che a formare un bambino e poi l' adulto che sarà oltre al luogo in cui vive,la società con la quale si rapporta quotidianamente, il ruolo più' importante è giocato dalla famiglia e dal clima che in essa si respira.
Il Cucciolo vive un clima familiare positivo e sereno, fatto di tante piccole attenzioni, di giochi, di risate e tante coccole.
Ma anche di rispetto, responsabilità e regole.
E' un bambino sereno e gioioso; estroverso e testardo; curioso e giocherellone!
Noi dedichiamo a lui ogni gesto e respiro della nostra giornata.
Vive circondato da persone che lo amano incondizionatamente e che seguono la sua crescita giorno per giorno impegnandosi per dargli sempre il giusto.

Io qui mi sento di aver raggiunto il mio equilibrio, la mia dimesione.
Mi sento a "casa", protetta dagli affetti e dall' amore della famiglia che insieme al PapàPasticcione abbiamo creato.
Vivo in un paesino a 750 mt. s.l.m., sulle montagne, nel cuore dell' Alta Irpinia, una terra difficile e problematica ma la mia mente è sembra libera di volare in alto, lontano e sui fili invisibili di una remota connessione scorpire un mondo virtuale dove incontrare e conoscere altre persone, dove poter scambiare idee e impressioni, emozioni e pensieri per essere sempre in continua evoluzione.

giovedì 16 settembre 2010

Non tutti possono diventare dei grandi artisti ma un grande artista può celarsi in chiunque


"Non tutti possono diventare dei grandi artisti ma un grande artista può celarsi in chiunque".
Questa è una delle frasi citate da Ego nel film di animazione Disney "Ratatouille" che mi è rimasta impressa perché è la sigla della rubrica "kis - cuoce" di Stefania Lillo (la moglie di Marco Baldini) di Radio Kisskiss che ascolto sempre quando sono in macchina.
Ieri pomeriggio un po' Ratatouille mi sono sentita, nella mente e nello spirito ma alla fine sono stata più' simile a Linguini.
Mi spiego.
Da quando ho scoperto questo mondo fantastico dei blog, ho cercato di prendere spunti, esempi e modi di vivere più' eco-solidali e di applicarli alla nostra quotidianità.
Dal blog http://alezionedimammita.blogspot.com/ ho preso la ricetta di Caia per fare il dado vegetale in casa.
(PS. Se qualcuna/o è così gentile da spiegarmi come si fa a citare il nome della persona o del blog che si desidera in modo tale che una volta cliccato sopra ti apre il collegamento(link!?), gliene sarei veramente grata!In materia sono abbastanza ignorante!!)
Na' Tragedia!
La mia cucina sembrava un campo di battaglia dove ad esplodere erano state bombe contenenti verdure e simili.
Dovevo fare il pesto alla genevose perché avevo una busta piena di basilico e non volevo che si rovinasse, visto che ero già all' opera, con la scusa che avevo a disposizione quasi tutti gli ingredienti per la ricetta del dado e per lo più' di nostra produzione, mi son detta "ma si!Proviamo!".
Ecco.
Non l' avessi mai fatto.
Il dado è venuto salato che il Mar Morto a confronto è una piscinetta di acqua dolce!!
Eppure la ricetta l' ho seguita alla lettera, ho pure pesato tutti gli ingredienti (di solito faccio a occhio!) ma è uscita fuori una brodaglia che non si può mangiare!
Caiaaaaaaaaaa?!!Aiutami tu!Dove ho sbagliato!?
Il pesto credo sia venuto buono, ora l' ho congelato ma il dado è stata una gran delusione!!Sigh....sigh.....
Alla fine per fare la splendida, come dicono a Roma, ho dovuto passare il resto del pomeriggio a pulire, passare l' aspirapolvere, lavare il pavimento e pure una catasta di pentole, pentolini, mestoli, frullatori, coltelli, recipienti...
Ecco per ricollegarmi a Ratatouille, non so dove l' ho letto o sentito ma dicono che i grandi chef siano proprio così come sono io....disordinati, pasticcioni e geniali!!
Magari dentro di me si cela (bene bene però che ancora non si è fatto intravedere!) un grande artista in cucina!!

martedì 14 settembre 2010

Zeppole di San Giuseppe



Quando siamo arrivati a Roma sapevamo che saremmo stati soli.
Noi 4 a farci compagnia e nessun altro.
Forse era proprio per questo che mia madre aveva scelto di trasfersi a 400 kilometri dal parente più' vicino.
Nessun pregiudizio, nessun legame di sangue, nessun passato con cui doversi confrontare e fare i conti.
Con un pizzico di incoscienza, con la forza della disperazione, con la voglia di ricominciare, con la necessità di dover voltar pagine e scrivere un nuovo capitolo della nostra storia.
Era il 4 luglio 1994.
Sapevamo che non sarebbe stato facile ma abbiamo avuto la fortuna di affittare un'appartamento in un condominio a gestione familiare e col tempo anche noi siamo stati "adottati"da questa grande e caciarona famiglia del sud.
Questi anni passati hanno il sapore del caffè da Michelina dopo pranzo e delle ciambelle fritte per San Giuseppe, delle "bugie" a carnevale e della crostata per i compleanni!
Il tempo ha fatto si che si consolidassero piccoli rituali come la bottiglia di vino regalata alla vigilia di Natale, degli auguri di "Buon Anno Nuovo" scambiati sul pianerottolo, delle chiacchiere in cortile.
Se chiudo gli occhi riesco a sentire le voci e delle risate dei bambini che nel frattempo sono arrivati, ho nel cuore le giornate passate al mare, o all' orto per la festa del 1° Maggio.
C'è chi è partito e ha cambiato città e casa ma che puntualmente torna per stare tutti insieme.
Ora una di queste persone sta combattendo la sua personale e lunga battaglia contro il male del secolo.
Un uomo, un nonno, un falegname come S.Giuseppe del quale porta il nome e l'umiltà.
Una persona semplice e onesta che ha dedicato tutta la sua vita al lavoro e alla famiglia.
Finalmente è arrivato il momento della pensione, del tempo libero da poter dedicare ai viaggi, ai nipoti, all' orto che ha sempre curato e invece la vita così ingiusta l' ha messo di fronte a questo sfida.
Forse è una battaglia persa in partenza.
Non so se sia giusto piegarsi a questo destino oppure affrontare mesi di cure, dolori, sofferenze, tentativi....
Questo legame intimo, profondo e discreto che si è costruito, che ci unisce a loro come se ci fossimo sempre conosciuti e voluti bene che mi fa piangere lacrime amare.
Lacrime che mi bruciano dentro e sopra la pelle.

giovedì 2 settembre 2010

C'erano una volta 4 ragazze



Settembre.
L' inizio di un nuovo ciclo di vita, di un nuovo anno scolastico.
L'autunno romano, foglie che cadono lungo i viali che costeggiano il lungomare, si trascina dietro gli odori dell' estate, con la sua sabbia, il suo mare e i suoi raggi di sole ancora tipedi a riscaldarti la pelle ma con la freschezza di settembre a congelarti i piedi nudi nei sandali.
Il primo giorno di scuola, il ritrovo al solito posto, le stesse facce che avevi lasciato a giugno ma nello stesso momento ragazze nuove, forse piu' abbronzate, piu' belle, con le mesches o con i capelli piu' corti, ma sempre semplicemente noi!
Raccontarci dell' estate passata, degli amori veloci come la calura di agosto, del mare, della montagna, dell'anno che cominciava, dei progetti e sogni che avremmo voluto realizzare.
C'erano una volta 4 ragazze che hanno condiviso un pezzo di vita, fatto di libri e interrogazioni, di pianti, di gite, di giorni persi in giro per il cuore di Roma, di confidenze e di chiacchere leggere.
C'erano una volta 4 ragazze che si sono perse di vista per qualche anno ma che a un certo punto i fili delle loro esistenze si sono intrecciati ancora una volta.
C'erano una volta 4 ragazze che fra turni, lavoro, fidanzati, palestra, piscina cercavano di vedersi almeno una volta a settimana.
Davanti a una tazza di tè caldo accompagnato da una fetta di torta al cioccolato non perdevano l'abitudine di parlarsi, di scambiarsi confidenze e paure, di piangere, di ridere e di sognare ancora.
C'era una volta una ragazza che ha preso un treno che l'ha portata lontana kilometri dalle altre.
Questa ragazza porta nel cuore i loro visi che non vede da troppo tempo.