martedì 14 settembre 2010

Zeppole di San Giuseppe



Quando siamo arrivati a Roma sapevamo che saremmo stati soli.
Noi 4 a farci compagnia e nessun altro.
Forse era proprio per questo che mia madre aveva scelto di trasfersi a 400 kilometri dal parente più' vicino.
Nessun pregiudizio, nessun legame di sangue, nessun passato con cui doversi confrontare e fare i conti.
Con un pizzico di incoscienza, con la forza della disperazione, con la voglia di ricominciare, con la necessità di dover voltar pagine e scrivere un nuovo capitolo della nostra storia.
Era il 4 luglio 1994.
Sapevamo che non sarebbe stato facile ma abbiamo avuto la fortuna di affittare un'appartamento in un condominio a gestione familiare e col tempo anche noi siamo stati "adottati"da questa grande e caciarona famiglia del sud.
Questi anni passati hanno il sapore del caffè da Michelina dopo pranzo e delle ciambelle fritte per San Giuseppe, delle "bugie" a carnevale e della crostata per i compleanni!
Il tempo ha fatto si che si consolidassero piccoli rituali come la bottiglia di vino regalata alla vigilia di Natale, degli auguri di "Buon Anno Nuovo" scambiati sul pianerottolo, delle chiacchiere in cortile.
Se chiudo gli occhi riesco a sentire le voci e delle risate dei bambini che nel frattempo sono arrivati, ho nel cuore le giornate passate al mare, o all' orto per la festa del 1° Maggio.
C'è chi è partito e ha cambiato città e casa ma che puntualmente torna per stare tutti insieme.
Ora una di queste persone sta combattendo la sua personale e lunga battaglia contro il male del secolo.
Un uomo, un nonno, un falegname come S.Giuseppe del quale porta il nome e l'umiltà.
Una persona semplice e onesta che ha dedicato tutta la sua vita al lavoro e alla famiglia.
Finalmente è arrivato il momento della pensione, del tempo libero da poter dedicare ai viaggi, ai nipoti, all' orto che ha sempre curato e invece la vita così ingiusta l' ha messo di fronte a questo sfida.
Forse è una battaglia persa in partenza.
Non so se sia giusto piegarsi a questo destino oppure affrontare mesi di cure, dolori, sofferenze, tentativi....
Questo legame intimo, profondo e discreto che si è costruito, che ci unisce a loro come se ci fossimo sempre conosciuti e voluti bene che mi fa piangere lacrime amare.
Lacrime che mi bruciano dentro e sopra la pelle.

3 commenti:

  1. Come ti capisco. Io credo che bisogna lottare fino in fondo, senza mai arrendersi. In fondo io credo nei miracoli. Un caloroso abbraccio mia cara.

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  2. MAI demordere!!! E' ora che si deve tirare fuori tutta la forza e la voglia di vivere!! Dopo un primo momento di disperazione e impotenza bisogna reagire e lottare....sempre guardando in Alto e chiedendo la Forza necessaria x TUTTO!...forza ce la si può fare ;)

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  3. Sei come sempre bravissima a far comprendere attraverso i tuoi scritti tutte le tue emozioni e sensazioni, Anna.
    tragedie come quella che descrivi sono comunissime oramai, ma lasciano sempre sbigottiti ogni volta che toccano qualcuno che ci è caro.
    Fate "famiglia" e stringetevi attorno a questo nonno, ricordando sempre i momenti belli e affrontando questi brutti con una speranza non deve morire mai fino all'ultimo....mi raccomando!

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