martedì 25 maggio 2010

La mia personale esperienza di downshifting


Prima di questa mia esperienza di vita nel cuore dell' Alta Irpinia (come piace definire questo mio essere tornata alle origini!), vivevo a Roma, piu' precisamente a Dragona (nome alquanto trush per una località che lo è ancora di piu'!!!), XIIIma circoscrizione, litorale laziale a 15 km dal mare.
Ho lavorato per ben 6 anni nella stessa azienda di spedizionieri doganali a Fiumicino, quando sono entrata avevo solo 19 anni, mi ero diplomata da 2 mesi.
Mi sentivo ancora un' adolescente in piena fase problematica, ero indifesa, ingenua e poco consapevole della vita oltre il liceo.
Il primo giorno non lo dimenticherò mai!
Mi sono sentita come un agnellino buttato nella gabbia dei leoni.
E così giorno dopo giorno, anno dopo anno, facendo gavetta VERA, lavorando anche 12 ore al giorno, mangiando un panino sulla scrivania, urlando, arrabbiandomi, piangendo (eh si quante lacrime ho versato) sono diventata GRANDE, sono cresciuta sia professionalmente che personalmente diventando la persona che sono oggi!!
Ogni mattina mi infilavo in code mostruose che per percorrere 7 km impiegavo almeno 40 minuti, tra prima e seconda, bruciando la frizione.
Mai un'ora di permesso, ferie solo comandate e massima, assoluta dedizione!
Poi arriva il giorno che ormai sono una di loro, che mi portano in giro per clienti a fare il "commerciale", che sono il quasi braccio destro del capo, che qualcuno ha il mio numero di cellulare privato e mi chiamano ad ore impssibili, che anche la mia opinione ha importanza nelle riunioni di rito, che forse partirò per il prossimo incontro con i corrispondenti americani negli States.
Arriva il tempo di cogliere i frutti del mio tanto sudato e meritato percorso lavorativo e cosa faccio?!
Mollo tutti.
Lavoro.Casa.Famiglia.Amici e forse pure una discreta possibilibilità di carriera.
Una sera, siamo al solito incontro con le amiche, beviamo una tisana sulla terrazza dell' amica A., è settembre credo.Sgancio la bomba!!
Mollo tutto.Cambio vita.Città.Forse mi sposo!
La prima domanda non è stata dove vai, ma con chi ti sposi?!
Avevo tenuto nascosto a loro che confidavo i miei piu' intimi segreti che mi sentivo e vedevo nuovamente con il mio Amore di sempre, il mio Primo amore, quello che mi aveva spezzato il cuore a 17 anni e riconcorsa per i successivi.

Anno 2010, sui vari blog incontro una parola "downshifting".Eccheèè?!!

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

"Semplicità volontaria è, in lingua italiana, il neologismo che definisce quello che, principalmente nel mondo anglosassone, viene chiamato all'interno del mondo del lavoro il downshifting - parte integrante del più vasto concetto del lifestyle, lo stile di vita, o simple living, del vivere in semplicità - ovvero la scelta da parte di diverse figure di lavoratori - particolarmente professionisti - di giungere ad una libera, volontaria e consapevole autoriduzione del salario bilanciata da un minore impegno in termini di ore dedicate alle attività professionali, in maniera tale da godere di maggiore tempo libero (famiglia, ozioso relax, hobbystica, ecc.)".

E anche:

"Va da sé che alle spalle di una tale scelta paiono esservi motivazioni altre e alte, come una maggiore considerazione per i temi dell'ecologia, della salute fisica e psicologica e, in ultima analisi, per una visione della vita in minore chiave consumistica (dove l'equazione meno lavoro meno guadagno pare fare fede a sufficienza), oltre che per un recupero di valori da tempo dati per superati come una rivalutazione dell'ozio un recupero del concetto di lentezza, i mali che una economia drogata può portare con sé".

Per me ha significato abbandonare la metropoli, la capitale, il mare per rintanarmi in un paesino di circa 1900 anime, nel cuore delle montagne; sposarmi, avere un bambino; essere disoccupata e ora nuovamente occupata ma part-time (ovviamente);vivere in 3 con lo stesso stipendio con il quale soppravvivevo da sola stando ancora a casa dei miei.
Tagliare quella morsa che mi attanagliava il petto, quel correre incessante per fare anche solo la spesa la sera al supermercato, quello stress nevrotico da coda allo sportello della posta, della banca, del medico, della farmacia.
Quel fare i conti con le spese mille volte e non trovarsi mai in positivo a fine mese.
Lasciare un lavoro da impiegata per dedicare un anno della mia vita agli altri svolgendo il servizio civile; ritrovare un senso di appartenza al luogo e alla comunità; essere un cittadino e non un numero.
Rinunciare a tutte quelle cose superficiali che quando le hai credi che non possano non esistere e che quando non le hai piu', nemmeno ti mancano!
Ritrovare il sorriso, la voglia di comunicare e stare con gli altri; assaporare quella serenità interiore che solo il silenzio di una chiesetta di campagna può regalarti.
Ma soprattutto guardarmi allo specchio e rendermi conto che quella ruga profonda che mi segnava la fronte, troppo spesso accigliata, preoccupata e pensierosa non c'è piu'!E'sparita!!

Vorrei parlarvi ancora del "downshiting" della nostra famiglia ma credo che lo farò in un altro post, perchè questo mi sembra già troppo lungo e non voglio annoiarvi ancora!

6 commenti:

  1. ti apprezzo molto per questo!
    anch'io ho fatto una minima esperienza di downshifting: mi sono trasferita in collina, in un paese di 1500 persone, dove le case costano il giusto, dove la vita è più semplice e dove si vede il fiume e le colline dalle finestre di casa. sai, mi prendono anche un po' in giro, il posto non è fighetto, la casa non è pretenziosa, faccio 20 km per andare a lavorare. però ho deciso che, anche se mi tocca per forza lavorare 8 ore al giorno per mandare avanti la baracca, almeno non devolvo lo stipendio al padrone di casa (devolvo la stessa quota alla banca, ma se dio vuole tra 17 anni sarò libera). insomma, vivo con meno sfoggio, ma mi godo di più la vita!

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  2. Ciao Anna! Mi intrufolo in questo tuo angolo personale e virtuale proprio mentre penso a cosa voglia dire riuscire a vivere i momenti di "crescita" familiare. Per me che lavoro 8 ore (ma sto fuori casa tante altre) e mamma di una bimba di 4 anni e mezzo, nonchè moglie ... è veramente dura tenere le fila di tutto ed il desiderio di mollare tutto è sempre vicino a me :) ... poi penso ke potrei commettere un errore grande in questo tempo di crisi ed abbandono l'idea. Ci vuole un gran coraggio ed ammiro chi ce l'ha fatta!:)

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  3. @solitamente:io ho mollato la mia vita precedente, quella che mi vedeva ancora figlia e vivere a casa con i genitori, per spiccare il volo e crearmi la mia vita, la mia famiglia, la mia realtà.
    Anche per me ci sono stati momenti duri, in cui ho pensato di aver sbagliato tutto ma credo che niente avvenga per caso e quindi cerco sempre di non avere rimpianti.in bocca al lupo e tieni duro!!

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  4. @Polly:Ciao Polly ti seguo sempre, hai un bel modo di scrivere veramente esilarante!Purtroppo non riesco mai a lasciarti un commento perchè non me li pubblica!Quindi colgo l' occasione per dirti che ti ammiro molto, dalle tue righe traspare la grande energia che metti per fare la mamma di 3 bambine ancora piccole in una quotidianeità che sembra a volte una jungla.Grazie per le tue parole!

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  5. Noi da Milano, fidanzati, ci siamo trasferiti in una piccola città spagnola. Il cambiamento non ha prezzo. Anche se magari le opportunitá economiche erano più ampie lì (ma magari no, chi lo può sapere...).
    Adesso solo l'idea di Milano mi inorridisce. Spero di non dover tornare mai più a vivere lì, anche se riconosco che i miei anni universitari mi hanno dato tanto.
    hai fatto bene a cambiare. ci vuole coraggio. ma merita!

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  6. @anna: coooome non te li pubblica...blogger, ma io t'ammazzooooo!

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